IL SONDAGGIO: - Carbone come combustibile?

lunedì 9 aprile 2018

Sul Tavolo Tecnico della Regione...

Riportiamo gli articoli riguardanti la prima visita della "commissione di esperti" alla centrale A2A e la presa di posizione di Comitato NO Carbone Isontino e Lagambiente

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Il Piccolo 07-04-2018

Legambiente e Comitato No Carbone insistono: «Pensare allo smaltimento di batterie e apparecchi»
«Nel Comitato deve entrarci il Comune»

Il tavolo tecnico istituito dalla Regione per lo studio di ipotesi credibili e sostenibili per la riconversione della centrale a carbone A2A? Per Legambiente Monfalcone e Comitato No carbone isontino è «un atto dovuto atteso da tempo» e indispensabile per arrivare preparati alla scadenza del 2025. Resta, però, per le due realtà, «la sorpresa di trovare nel gruppo di lavoro il nome di Chicco Testa, un passato da presidente di Legambiente, convertitosi nuclearista e scettico nei confronti delle energie rinnovabili». Pur condividendo l'idea di fondo di un tavolo solo formato da tecnici, Legambiente e comitato credono inoltre che il Comune di Monfalcone avrebbe dovuto essere coinvolto, magari con l'indicazione di un proprio rappresentante tecnico. «Detto questo, riteniamo che il gruppo di lavoro debba perlomeno esprimersi sulla proposta che abbiamo formulato nei mesi scorsi e inviato in questi giorni all'assessore regionale all'Ambiente Sara Vito e al sindaco Anna Cisint», aggiungono le due realtà. L'ipotesi degli ambientalisti, a oggi l'unica sul tavolo, individua, dopo lo smantellamento della struttura e la bonifica completa anche dell'amianto contenuto nei gruppi a carbone, una serie di interventi che ritengono possano garantire un futuro di innovazione e di conservazione dell'occupazione sul territorio. Senza scordarsi di «restituire agli abitanti del Rione Enel, quella vivibilità pregiudicata dalla presenza invadente della centrale per diversi decenni, prevedendo un'ampia fascia a verde, come richiesto dai residenti». La proposta sulla riconversione si articola su tre settori, a partire da quello delle energie rinnovabili e sistemi di accumulo, con la realizzazione di un parco fotovoltaico abbinato a un sistema di accumulo, utilizzando un import di batterie dei veicoli elettrici non più idonee per l'alimentazione delle autovetture, ma con un 30% di carica residua da sfruttare. La proposta è basata anche su un'ipotesi di economia circolare, centrata su un centro di recupero per le batterie esauste, ma anche lo sviluppo di un centro di raccolta e trattamento dei Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, che adesso vengono portate all'estero per il loro trattamento). Il piano comprende anche lo sviluppo del porto nell'area ora occupata dall'impianto energetico e che potrebbe ospitare, ad esempio, l'import di autovetture. (la. bl.)

La commissione ha iniziato i lavori e con Chicco Testa apre il ventaglio di ipotesi: «Energie rinnovabili, portualità o logistica»
A2A: «Fine del carbone e niente rifiuti»

di Giulio GarauFine dell'utilizzo del carbone entro il 2025 «praticamente dopodomani» e no alla trasformazione della centrale in un termovalorizzatore-brucia rifiuti, tutte le altre possibilità sono aperte. Dall'utilizzo di energie rinnovabili (gas e biomasse compresi) con tecnologie di ultima generazione fino alla trasformazione in polo di distribuzione energetica o addirittura smantellamento completo e l'utilizzo dell'area per fini portuali, logistici o industriali-cantieristici «Sono due chiari paletti e da questi abbiamo iniziato a lavorare» ha confermato Chicco Testa presidente di Sorgenia spa ed Eva spa, esperto di politiche industriali ed energetiche, un percorso ribadito anche da Gianni Silvestrini (direttore al Politecnico di Milano del Master Ridef Energia per Kyoto, esperto su energie rinnovabili, decentramento, efficienza energetica, tematiche ambientali) al termine della prima giornata a Monfalcone della Commissione di studio per la riconversione della centrale termoelettrica. E che ci siano davvero tutte le possibilità aperte per studiare una riconversione «economicamente sostenibile» e che soprattutto «mantenga i livelli occupazionali» (attualmente 130 dipendenti diretti e 200 dell'indotto) lo confermano le presenze degli altri superesperti che dopo un sopralluogo all'impianto di A2A si sono riuniti per fissare le tappe del lavoro che durerà un anno. Seduti al tavolo accanto a Testa e Silvestrini, Vittorio Torbianelli (professore associato di Economia applicata all'Università di Trieste, esperto di economia marittima e portuale), Stephen John Taylor (direttore servizio Marketing, comunicazione e sviluppo mercato del consorzio per l'Area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste), Giampaolo Fontana (direttore del Consorzio di sviluppo economico del monfalconese, esperto di politiche industriali locali), nonché i due rappresentante del soggetto gestore (A2A) Stefano Besseghini (presidente e amministratore delegato di Rse, Ricerca sistema energetico) e Roberto Scottoni (responsabile dell'impianto di Monfalcone). Lo stesso Testa ha spiegato che le leve su cui bisognerà lavorare sono da una parte l'esperienza nel campo energetico e ambientale di A2A che utilizza fonti rinnovabili ed altre tecnologie di stoccaggio. Dall'altra la valorizzazione dell'area su 24 ettari che vede infrastrutture importanti, collegamenti autostradali, ferrovia, polo logistico, porto e banchine. «Magari il sito potrebbe essere appetibile per qualche grande cantiere che è interessato a lavorare accanto a Fincantieri, la vocazione dell'area è energetica, cantieristica e portuale» ha aggiunto Testa insistendo sul fatto che la commissione indagherà sulle attività di riconversione «con un ritorno economico». «Nessun libro dei sogni - ha aggiunto Silvestrini - ma tutte le opzioni possibili che puntino a un rapporto armonico tra lavoro e salvaguardia dell'ambiente» perché il dato occupazionale è rilevante. Proprio questi nodi, ha ricordato l'assessore uscente all'Ambiente Sara Vito (candidata del Pd alle prossime regionali) sono stati alla base del varo della Regione di questa commissione di studio con i superesperti. «Lo sviluppo sostenibile è possibile, non è un'utopia - ha ribadito - oggi si apre una nuova pagina di storia di questa città. Monfalcone potrà essere un esempio a livello non solo italiano, ma anche internazionale di come sia possibile transitare da un vecchio modello di sviluppo alla green economy». Una riconversione che, dato non secondario, dovrà convincere il padrone di casa, A2A, proprietario dell'area e dell'impianto che attualmente garantisce il 20% del fabbisogno energetico regionale. Impianto che, lo ha ricordato proprio Testa dopo il sopralluogo «ha visto importanti investimenti» (Denox innanzitutto) costati milioni di euro e che dovranno essere ammortizzati.

mercoledì 4 aprile 2018

la soluzione secondo Il Piccolo: Inceneritore, Biomasse o GAS

In una delle ultime sedute prima dello scioglimento della legislatura regionale, la giunta Seracchiani ha istituito il tavolo tecnico nominando otto esperti che dovrebbero proporre un piano di riconversione e riutilizzo dell'area della centrale in vista della chiusura definitiva.
Nell'articolo di oggi (04-04-2018) Il Piccolo edizione isontina annuncia il primo sopralluogo dei tecnici presso la centrale, ma contemporaneamente mette già un ipoteca sull'esito della proposta finale. Secondo il quotidiano infatti le uniche possibilità sarebbero la riconversione della centrale all'incenerimento di rifiuti, o di biomasse o la produzione elettrica con il gas.

Non sappiamo se il Piccolo è giunto a queste conclusioni a seguito di indiscrezioni trapelate dall'interno del tavolo tecnico o da A2A Energie Future, oppure si tratta di pure illazioni dell'autore dell'articolo.

In ogni caso pare evidente che il lavoro di proposta portato avanti da molti mesi dal Comitato NO Carbone Isontino e Lagambiente (vedi post precedenti) non è stato preso in considerazione.



venerdì 19 gennaio 2018

IL CARBONE È FINITO. E ORA?

IL CARBONE È FINITO. E ORA?
proposte per la riconversione della centrale a carbone di Monfalcone

23 GENNAIO ORE 18
Palazzetto Veneto sia S.Ambrogio 12 Monfalcone

Intervengono:
Amministrazione comunale di Monfalcone
Stefano Ciafani - Direttore Generale Legambiente
Sara Vito - Assessore all'ambiente Regione FVG
Michele Tonzar - Presidente Legambiente Monfalcone

Promuovono:
Legambiente - Circolo Ignazio Zanutto Monfalcone
Comitato NO Carbone Isontino

Con l'adesione dei Rioni cittadini di Monfalcone


giovedì 14 dicembre 2017

CON LA CALMA: VITO E CISINT SI ACCORGONO DELLA SEN2017

A oltre un mese dalla firma della SEN2017 e a 15 giorni dal nostro comunicato anche l'assessora regionale Vito e la sindaca Cisint si accorgono che la nuova norma impone la chiusura della centrale entro il 2025. Riportiamo sotto gli articoli usciti su "Il Piccolo"
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13-12-2017
Scatta il count down per l'abbandono dell'utilizzo del combustibile fossile. Lo conferma ora il Piano strategico nazionale
Entro il 2025 stop al carbone per l'A2A

di Giulio Garau
È ufficiale: c'è l'ok del governo, entro il 2025 o in alternativa entro il 2030, a meno di anticipazioni imposte dal mercato, anche la centrale termoelettrica di Monfalcone dell'A2A, come la quasi totalità di quelle italiane, dovrà cessare l'utilizzo del carbone. A imporlo una prescrizione contenuta all'interno della Strategia energetica nazionale (Sen), definita in questi ultimi giorni a Roma, proposta e sostenuta anche dal Fvg in sede di Commissione energia della Conferenza delle Regioni, che fa specifico riferimento al concetto di decarbonizzazione dell'economia e di transizione energetica con il graduale abbandono delle fonti fossili. Ne ha dato notizia l'assessore regionale ad Ambiente ed Energia, Sara Vito, che ha commentato l'emanazione del decreto del ministero dello Sviluppo cconomico e del ministero dell'Ambiente che adotta la Sen 2017, il Piano decennale del Governo italiano per anticipare e gestire il cambiamento del sistema energetico. Secondo Vito, si tratta di un riconoscimento importante del governo per una visione strategica che prefigura un futuro senza carbone per l'impianto di Monfalcone. In realtà la strategia della decarbonizzazione è in preparazione da tempo da parte del governo. L'anticipazione era uscita nei mesi scorsi su alcune pubblicazioni e su siti specializzati. Del resto è un'onda che interessa tutti gli stati Ue. Anche perché, come ha scritto la scorsa settimana il Financial Times che cita uno studio di Carbon Tracker, think-tank sul clima (ha analizzato la situazione di oltre 600 impianti del Vecchio continente), più della metà delle centrali a carbone nell'Ue sono in perdita e quasi tutte, entro il 2030, entreranno in una «spirale di morte». Secondo l'analisi si potrebbero evitare 22 miliardi di perdite se nel prossimo decennio si riuscisse a uscire dal carbone. Tuttavia c'è anche una forte spaccatura all'interno dell'Ue su quanto veloce debba essere l'uscita dal carbone perché ogni Paese vuole bilanciare la lotta al cambiamento climatico con le esigenze di sicurezza energetica. Le centrali a carbone infatti sono la spina dorsale del sistema elettrico in molti paesi europei ma stanno affrontando crescenti difficoltà economiche derivanti dalle normative introdotte per ridurre le emissioni e dall'aumento della concorrenza delle fonti rinnovabili. Circa il 54% degli impianti a carbone europei è già in perdita, spiega l'analisi di Carbon Tracker, e tale percentuale salirà al 97% entro il 2030 se i governi europei adotteranno le azioni necessarie per centrare i target ambientali previsti dall'accordo di Parigi. «C'è da registrare - sottolinea Vito - anche il dialogo che la Regione ha inteso sviluppare con A2A per ricercare soluzioni condivise che portino ad una riconversione dell'impianto mirata alla sostenibilità ambientale e all'occupazione». In particolare, Vito ha evidenziato la cosiddetta "position paper" prodotta dalle Regioni, le cui linee sono state poi recepite dalla Sen, alla quale l'assessore ricorda di aver contribuito introducendo il perseguimento degli obiettivi dello scenario "low carbon" per il quale è necessario «promuovere il riferimento ad un percorso di superamento della produzione di energia elettrica dal carbone a favore di sistemi ambientalmente più sostenibili». La Sen 2017 è il risultato di un processo articolato e condiviso durato un anno che ha coinvolto enti, operatori e esperti del settore energetico.

14-12-2017
Il rilancio del Comune
«No al carbone dal 2025? Anticipiamolo al 2021»
Cisint e l’assessore Cauci critiche dopo l’annuncio della Regione
«Pronti a battere i pugni per uno stop anticipato ad A2A»

di Laura Borsani

Il Piano energetico nazionale carbon free 2025-2030 ha sollevato rabbia, quando non l'amara indifferenza all'insegna del «niente di nuovo sotto il sole» . Dall'amministrazione comunale partono i "siluri" per ciò che viene ritenuta una «beffa», se non una vera e propria «presa in giro». Insomma, è il tenore generale, di che cosa stiamo parlando? «Lo sapevano tutti, da due anni si parlava della chiusura della centrale nel periodo 2025-2030, era già nei piani del governo Renzi», dicono il sindaco Anna Maria Cisint e l'assessore all'Ambiente Sabina Cauci. «Al Tavolo con la stessa A2A era ormai noto e risaputo. Da qui ad allora peraltro può cambiare tutto, vista la fluidità del mercato elettrico». Con Cisint a rincarare: «Intanto oggi ci troviamo a sorvegliare i fumi della centrale, provvedendo ad inviare le segnalazioni alle sedi preposte, centrale che ha aumentato la produzione di fronte alla crisi del mercato del gas».Toni forti in particolare nei confronti dell'assessore regionale all'Ambiente Sara Vito. E la convinzione, quella del sindaco e dell'assessore, che «siamo semplicemente in campagna elettorale». È come un cerino acceso gettato tra i rami secchi. Tanto che Cisint rilancia dicendosi «pronta a battere i pugni con la Regione e il governo, per chiedere l'uscita dal carbone nel 2021, seguendo le orme della Francia». Chiamate in causa sono le Bat europee (le Best available techniques, ovvero le migliori tecniche disponibili, impiantistiche e di gestione per garantire bassi livelli di emissione di inquinanti, ndr), ai fini della revisione Aia della centrale. «Ispra aveva assicurato che le direttive europee sarebbero state applicate alle centrali a carbone attraverso la verifica delle Autorizzazioni ambientali lo scorso agosto, come c'era stato confermato in occasione del convegno tenutosi a giugno a Monfalcone - spiega Cauci -. Stiamo ancora aspettando. La risposta alle nostre costanti richieste al ministero è sempre quella: "è imminente". Se tanto mi da tanto, c'è da pensare che tutto slitterà al prossimo Governo nazionale». E Cisint: «Siamo di fronte all'incapacità di ridurre i tempi sull'Aia, anzi, oggi apprendiamo che non si rivedono».Un passaggio, le Bat, considerato utile a «procedere con la revisione Aia - aggiunge Cisint - che non era avvenuta ai fini della scadenza del 2017 con l'intervenuta proroga. È un ritardo inaccettabile. È grave come grave è l'approccio della Regione che ora fa passare il decreto di chiusura delle centrali come un risultato trionfale. Ma di cosa stiamo parlando? Questa è piuttosto la conferma dell'inettitudine ad agire sul problema del carbone. Perseguiremo la nostra linea e chiederemo l'anticipazione al 2021, come ha fatto la Francia. Ciascuno si assuma le proprie responsabilità, compresa l'assessore Vito, che nel piano in questione non è mai stata chiara».Cisint e Cauci ricordano un ulteriore aspetto: «È da sei anni - affermano le due esponenti della giunta comunale di Monfalcone - che attendiamo l'applicazione della direttiva europea Euratom (la Comunità europea dell'energia atomica, ndr), in ordine alle rilevazioni della radioattività della centrale, fissata prima del 2018. Altri paesi hanno già provveduto». Cisint quindi incalza: «Dove sono i piani di riconversione, delle alternative occupazionali e dello smantellamento e bonifica del sito della centrale? Abbiamo chiesto accordi in tal senso. Noi siamo pronti per concludere tutto entro il 2021».

mercoledì 6 dicembre 2017

Comunicato: LA CENTRALE VA CHIUSA ENTRO IL 2025

Riportiamo il comunicato stampa congiunto di Legambiente e Comitato NO Carbone Isontino in merito alla SEN 2017 . Sotto il trafiletto con tanto di errore nel titolo comparso su Il Piccolo.

Monfalcone 30/11/2017
SEN 2017: LA CENTRALE VA CHIUSA ENTRO IL 2025

Lo scorso 10 novembre i Ministri Calenda e Galletti hanno firmato il Decreto Ministeriale contenete la Strategia Energetica Nazionale (SEN) .
La nuova SEN era un atto atteso da tempo che, seppur ancora insufficiente, traduce in maniera dettagliata gli impegni sottoscritti dal nostro paese alla conferenza di Parigi del 2015 (COP21) riguardo alla riduzione delle  emissioni di gas-serra .

Questo fatto è passato sotto silenzio da parte dei media e delle istituzioni locali, ma ha grande rilevanza poiché il Decreto per la prima volta indica la data del 2025 come il limite entro il quale dismettere tutte le centrali elettriche alimentate a carbone in Italia.

Ci sembra ragionevole che la dismissione delle centrali a carbone inizi a partire degli impianti più vetusti, e la centrale di Monfalcone con i sui 52 anni di attività è la seconda in Italia per anzianità di servizio (dopo quella di Fusina in provincia di Venezia).
Auspichiamo quindi che per l'impianto di Monfalcone non si attenda il 2025, e sollecitiamo le istituzioni locali, Comune e Regione, ad attivarsi con i ministeri competenti  e con A2A Energie Future affinché venga esplicitata una data per la chiusura della centrale.

Ma come già in passato abbiamo più volte ribadito, la semplice chiusura non è sufficiente. A nostro avviso sarebbe disastroso se si arrivasse alla chiusura dell'impianto e solo poi iniziare a porsi il problema di cosa fare dei 30 ettari su cui sorge e soprattutto quale futuro dare alle centinaia di lavoratori che vi sono impiegati.
E' quindi urgente elaborare un piano di bonifica del sito (come noto nella centrale sono presenti ingenti quantità di amianto), e un progetto di riqualificazione e riutilizzo dell'area. 
Per quanto ci riguarda dopo decenni di danni ambientali dovuti alle emissioni della centrale, sarebbe auspicabile che l'area dell'impianto venisse almeno parzialmente utilizzata per attività di ricerca, sviluppo e produzione nell'ambito delle energie rinnovabili, e per altre attività compatibili con l'ambiente e con la stretta vicinanza con l'abitato della città di Monfalcone. In questo modo, si potrebbe anche dare un futuro occupazionale ai lavoratori attualmente impiegati.


Distinti Saluti
Legambiente Circolo I. Zanutto
Comitato NO Carbone Isontino


martedì 14 novembre 2017

SEN 2017: STOP AL CARBONE ENTRO IL 2025. ORA VOGLIAMO I FATTI!

La scorsa settimana i ministri Calenda e Galletti hanno ufficialmente controfirmato il decreto contenente la nuova SEN (Strategia Energetica Nazionale ). Il testo può essere reperito qui: SEN2017.pdf .

Come riportato dai maggiori mezzi d'informazione elemento più significativo del documento è l'indicazione dello stop di tutte le centrali a carbone in Italia entro il 2025.

Si tratta di un passo avanti significativo, poichè per la prima volta si indica una data limite, anche se varie prese di posizione di associazioni in difesa dell'ambiente ed esperti del clima indicano come gli obbiettivi indicati nel documento sono ancora insufficienti a limitare i devastanti effetti del cambiamento climatico.

Naturalmente il  2025 è una data limite, ed è auspicabile che si proceda alla chiusura delle centrali a carbone a partire da quelle più vetuste, e Monfalcone vanta la seconda centrale a carbone più vecchia d'Italia (dopo quella di Fusina a Mestre).

Auspichiamo quindi che già nei prossimi mesi dalle parole si passi ai fatti, fissando per ogni impianto una data limite e un programma di dismissione in grado di coniugare bonifica e riutilizzo dei siti delle centrali e tutela dei lavoratori.

martedì 31 ottobre 2017

Continuano le indagini sulla centrale

Riportiamo l'articolo comparso su Il Piccolo in merito alle indagini della procura di Gorizia sulla centrale di Monfalcone.

Il Piccolo 23/10/2017

il procuratore dopo la visita avvenuta a marzo

Il blitz alla Centrale di A2A
Lia: «Vanno trovate le prove»

Si erano presentati alla centrale per eseguire l'acquisizione della documentazione tecnica dell'azienda Avevano eseguito i prelievi. Campioni di terreno, mentre i sub avevano scandagliato il tratto di canale Valentinis. All'impianto termoelettrico era giunto anche il pubblico ministero, Valentina Bossi. A2A aveva loro aperto le porte mettendosi a disposizione dell'autorità giudiziaria. Era lo scorso mese di marzo. Contestualmente all'ingresso degli investigatori alla centrale erano stati notificati tre avvisi di garanzia ai responsabili di vertice dell'impianto. Uno strumento a tutela dell'indagato, che non rappresenta pertanto alcun indizio di colpevolezza. L'ipotesi di accusa formulata dalla Procura di Gorizia è quella di «violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale». Articolo 452 bis del Codice penale. Ciò al fine di accertare il rispetto delle normative ambientali vigenti da parte della centrale monfalconese. Un'indagine scaturita a seguito di alcune segnalazioni su presunti casi di inquinamento nel periodo tra il 2011 e il 2013. Tra le segnalazioni l'esposto presentato dall'allora consigliere comunale di opposizione Anna Maria Cisint, nonchè prima quello dell'imprenditore Alessandro Vescovini.La Procura si è avvalsa anche di un tecnico specializzato in impianti termoelettricì, che si è occupato peraltro della centrale di Vado Ligure. Fin qui le premesse di un'indagine tuttora in fieri. Sono passati oltre sei mesi dal blitz della Procura. I tempi sono proporzionali alla portata del processo di verifica. Lo spiega il procuratore Massimo Lia: «Le indagini con possibili reati ambientali a carico di grandi aziende comportano un'attività consistente dovendo applicare le normative ad una realtà produttiva importante e verificare i teorici collegamenti di eventi inquinanti. Insomma si tratta di un percorso di accertamento complesso. Un magistrato si deve evidentemente affidare a organi e tecnici specializzati al fine di acquisire una serie di dati corposa che poi vengono elaborati per arrivare ad un risultato finale dal quale valutare la sussistenza o meno dei reati». Nel caso della centrale, continua il procuratore, si tratta di passare in rassegna gli esiti dei rilievi eseguiti nel sito produttivo, tenendo conto anche di «un'apprezzabile attività temporale della centrale. È un procedimento tutt'altro che breve. Attualmente - continua Lia - sono in corso le attività da parte di un'equipe che sta lavorando per fornire gli esiti al magistrato. Gli accertamenti sono molto lunghi e complicati, e i tempi giocoforza si dilatano».Siamo quindi in questa fase. «La conclusione di tutte le analisi - prosegue il procuratore - permetterà al magistrato di valutare se si configura il reato ambientale o altre circostanze di eventuale irregolarità».Lia non sottace la collaborazione fornita dall'azienda A2A: «Finora ha dimostrato piena disponibilità e di questo ne siamo soddisfatti. Ma bisogna ancora attendere».L'autorità giudiziaria è del resto a conoscenza del territorio monfalconese. La sua complessa realtà, caratterizzata anche dalla "fragilità" legata al fenomeno dell'amianto «è ben presente», osserva il procuratore. Quanto allo specifico ruolo della magistratura Lia evidenzia: «Alla magistratura compete la verifica della realtà dei fatti e la tipologia di inquinamento complessivo della centrale, al di là dei dati ufficiali forniti da A2A. In base poi agli esposti inoltrati in Procura, è stata eseguita un'attività preliminare di verifica del sito e del territorio circostante, anche monitorando le emissioni».Un'indagine dunque ancora aperta circa la sussistenza del reato ambientale o di altre eventuali "anomalie" che potrebbero evidenziarsi nel corso della verifica inquirente. Per questo il procuratore Lia sottolinea: «La sussistenza di un reato è da provare». Quindi non è al momento prospettabile un rinvio a giudizio, poiché il processo di verifica è ancora in corso e, all'esito finale, potrebbe anche fornire elementi non sufficienti per sostenere il reato ipotizzato.C'è un altro aspetto a proposito del ruolo dell'autorità giudiziaria. «Pensare di poter risolvere i problemi con un procedimento penale è assolutamente sbagliato - chiarisce Lia -. Al di là del nostro compito, le dinamiche territoriali non ci interessano, poiché competono agli enti pubblici preposti».